Nel raccontare l’emigrazione del passato, quella degli italiani che senza globalizzazione si avventuravano in un’Europa molto meno accogliente di oggi, spesso si riduce la narrazione ai soli episodi di disagio e povertà sociale, dimenticando però i tanti successi e le vivacità imprenditoriali. Ma ad Atina, nel frusinate, dal 2013 c’è un museo che conserva e testimonia l’incredibile storia di una famiglia che dalla Valle di Comino approdò nella Parigi di fine ‘800, riconosciuta capitale artistica dell’epoca, finalizzando un grande successo interrotto solo dalle tristi vicende belliche della Grande Guerra. Una storia particolare che racconta non solo di emigrazione e speranze, ma anche di pratiche artistiche avanzatissime per quel periodo, quasi dissacranti, nate dall’esigenza di dare spazio alle donne, di studiare su “modelli umani nudi” in un momentum di vedute ristrette e religiose limitazioni. Così, Silvio Caira e la moglie Domenica Tavolieri, accompagnati dai 4 figli, considerando la coeva reputazione di bellezza dei lineamenti italiani, quindi la continua richiesta di modelli sul mercato parigino, si trasferirono in Francia tra il 1882 ed il 1885 in cerca di maggior fortuna. È solo nel 1888, però, che accade qualcosa di veramente straordinario. Maria Caira, la primogenita, anch’essa modella in quel fervente ambiente culturale, a circa 16 anni sposa il connazionale Cesare Vitti, modello e scultore, con il quale dopo appena un anno apre l’Académie Vitti, al civico 49 di Boulevard du Montparnasse nel noto quartiere degli artisti e, con il fondamentale supporto delle sorelle di lei, Anna e Giacinta, avvia uno dei più vivaci e progressisti atelier d’arte privati di Parigi, una scuola specialistica aperta alle allieve donne che, in quell’epoca, erano ostacolate nell’uso di modelli nudi per professionalizzarsi. Un casa d’arte potremmo dire, di quelle moderne anche per la globalizzazione di oggi, che durante i venticinque anni d’attività è riuscita a coinvolgere alcune delle più importanti genialità artistiche di fine ‘800, personaggi del calibro di Paul Gauguin, Luc-Olivier Merson o Jacques-Émile Blanche, capace quindi di formare centinaia di giovani tra cui tante artiste provenienti dal particolare ambiente dell’America del Nord. Se vogliamo citare altri casi particolari, si può ricordare che in questa scuola di pittura, scultura e fotografia addirittura il grande Picasso inviò nel 1912 due suoi preziosi allievi.
Questa storia, in effetti, è figlia del grande risveglio economico che Parigi, sul finire dell’800, si trovò a vivere, ignara, come il resto d’Europa, dello sconquasso che sarebbe arrivato ad inizio ‘900 con le due terribili guerre. Quel grande fervore industriale, sociale e culturale che pervadeva la Francia, rese la sua capitale, l’antica Lutéce appunto, il centro del mondo per l’arte e la cultura europea, soprattutto nelle sue forme più avanzate e aperte, attirando artisti, pittori e scultori da ogni parte del mondo, come pure modelli e imprenditori dalla vicina Italia. Su tali basi fiorirono molte scuole private, Académie, dove si praticavano e insegnavano pittura e scultura secondo il fondamentale metodo classico del ritratto dal vivo. Ma in quel momento di particolare attenzione artistica, furono Maria, Anna e Giacinta, le sorelle Caira, dopo aver fatto esperienza come modelle, a comprendere che la via per il successo passava per l’innovazione e la soddisfazione delle esigenze delle artiste. L’Académie Vitti, infatti, divenne punto di riferimento del settore perché unica scuola a consentire l’accesso alle donne, a quel mondo femminile cui veniva negata la formazione dalle altre istituzioni, sia pubbliche che private, per meri motivi ideologici e retaggi moralistici.
Ma l’Académie Vitti, porto sicuro per numerosissime aspiranti pittrici e scultrici, divenne anche un’intelligente miscela di intenti e servizi. La scuola fu centro culturale, punto di ritrovo per scrittori, ostello e sede di funzioni religiose nei fine settimana, ospitando nobili e geni culturali come David Herbert Lawrence, Giovanni Papini o Henry Antoine Meilheurat des Pruraux, amici poi di lunga data per le sorelle Caira e, in alcuni casi, compagni di vita o romantici spasimanti. Se Maria, la prima sorella, fu la guida ferma e capace che portò al successo l’Académie Vitti, Anna, seconda sorella, divenne presto un’abile poetessa ricordata soprattutto per la sua vita itinerante con il già citato Henry Antoine Meilheurat des Pruraux, compagno di vita con il quale visse principalmente tra Firenze e Venezia trasformando la propria residenza in un salotto letterario ricco di frequentazioni importanti. Giacinta, la terza sorella, modella e pittrice al contempo, preferì vivere una vita senza legami, condividendo le proprie giornate con la sorella maggiore e la sua famiglia.
Storia di successo, sì, ma anche di vita reale scontratasi con più grandi eventi storici. Dopo 25 anni di formidabile attività imprenditoriale, la famiglia Caira ritornava frettolosamente in Italia, ad Atina, nell’area d’origine, preoccupata per gli eventi che nel 1914 si andavano palesando al mondo intero. Nell’estate di quell’anno, infatti, viaggiava a passo spedito la Grande Guerra, una tragedia che avrebbe creato le condizioni per l’ancor più disastrosa Seconda Guerra Mondiale, grazie alla quale l’Italia e Atina soffrirono grandi perdite. Proprio la casa che oggi ospita il Museo Académie Vitti, puntualmente curato da Cesare Erario, erede delle tre sorelle Caira, fu sfiorata da diversi ordigni bellici durante i bombardamenti che massacrarono il frusinate tra il 1943 ed il 1944, resistendo però all’oblio e regalando a tutti noi una storia bellissima di vita, successo, apertura mentale e nascente globalizzazione. Una visita da non perdere assolutamente!
Author Giuseppe Russo – Tutti i diritti riservati © luglio 2021 Riproduzione vietata
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